L'importanza del coinvolgimento dei lavoratori in materia di sicurezza e salute sul lavoro
Una delle chiavi per un miglioramento generale della SSL è dunque quella di coinvolgere in maniera sempre più stringente i lavoratori. Al di là dell’obbligo, già gravante sui datori di lavoro, di consultare i dipendenti in merito a problemi di sicurezza e salute, la gestione della SSL avrà maggiori probabilità di successo se incoraggerà la partecipazione attiva dei lavoratori e darà vita ad un dialogo tra la base ed i vertici di una qualsiasi azienda, anche sanitaria o ospedaliera.
Proprio a tale analisi della partecipazione dei lavoratori, un taglio interessante è individuabile nello studio Young people and safety and health at work, curato da EU-Osha. Qui si fa riferimento alla particolare permeabilità di lavoratori sprovvisti di una rodata esperienza, il che li rende molto più facilmente avviabili verso buone pratiche di SSL («In ogni lavoratore esperto c’è un giovane che ha saputo imparare», Manifesti della sicurezza AiFOS). Ciò dovrà avvenire mediante due strumenti: una comunicazione attiva e continua ed un’importante operazione di empowerment, vale a dire una responsabilizzazione che renda la futura classe professionale più sensibile all’argomento della SSL. In tal senso, vengono menzionati alcuni esempi di buone pratiche facenti capo a diverse aziende europee. Tra queste, la nomina di un coordinatore con una gamma di competenze circoscritta proprio ai lavoratori più giovani e con meno esperienza, potrebbe contribuire alla supervisione degli specializzandi, valutando, oltre alle loro competenze professionali, anche loro eventuali opinioni e proposte riguardanti la SSL. Ruolo fondamentale verrebbe poi giocato proprio dai RLS: questi ultimi dovrebbero infatti esser chiamati a dar vita ad un programma di formazione ad hoc, riguardante proprio i giovani lavoratori. I rappresentanti dei lavoratori per la sicurezza dovrebbero infatti avere un dialogo costante con i giovani, incoraggiandoli a seguire le procedure di sicurezza e aiutandoli a sollevare eventuali, fondate questioni riguardanti la SSL.
Allargando il campo al più ampio concetto di partecipazione dei lavoratori in materia di SSL, è necessario menzionare quanto prodotto in territorio statunitense, facendo nuovamente riferimento al sopracitato studio Safety and Health Management Systems, che mira a garantire un’ampia partecipazione dei dipendenti, incoraggiandoli a comunicare apertamente con i vertici dell’azienda e a segnalare qualsiasi eventuale problema di sicurezza e pericolo per la salute. Rientra in tale area anche la STRATEGIA SOBANE – Gestione dei rischi professionali, formulata nel 2005 dal prof. J. Malchaire, dell’Università Cattolica di Louvain. L’acronimo a cui tale strategia europea deve il nome, fa riferimento ai punti cardine da seguire in ambito di sicurezza sul lavoro, vale a dire Screening – OBservation – ANalysis – Expertise. In ognuna delle fasi, si ritiene necessario garantire una partecipazione attiva dei lavoratori ad un tavolo di discussione. Per essere applicata, tale strategia richiede infatti che sia la parte datoriale sia quella rappresentativa dei lavoratori accettino preventivamente i presupposti e le conseguenze di una discussione aperta, e non recante il consueto carattere conflittuale datore-dipendente. Tutto ciò si configura quindi come un continuo processo volto al miglioramento, incrementando progressivamente le competenze e la sensibilità dei partecipanti presenti al tavolo di discussione.
È opportuno menzionare anche un ampio studio a cui il National Health Service (NHS) britannico si è dedicato nel 2011, intitolato Workplace health and safety standards, secondo cui l’organizzazione in materia di Salute e Sicurezza sul Lavoro deve seguire quattro passaggi: Plan, Do, Check ed Act and Learn. Il primo pilastro fa riferimento alla pianificazione, stabilendo la politica da perseguire e gli obiettivi da conseguire per migliorare l’attuale situazione; il secondo riguarda l’aspetto più strettamente procedurale, con la scelta di personale competente, una crescente cooperazione dei lavoratori ed una comunicazione continua che non interrompa la linea di comunicazione top-down e bottom-up; il terzo step riguarda il controllo vero e proprio degli standard precedentemente fissati, comprendente un monitoraggio preventivo ed un’indagine analitica successiva ad eventuali episodi lesivi della sicurezza dei lavoratori; ultimo passaggio è quello che prevede di analizzare le prassi errate ed agire sulle lezioni apprese, migliorando i comportamenti rivelatisi non idonei a garantire una totale sicurezza sul posto di lavoro.
Tipo di studio analogo è stato quello proposto nel 2017, mediante un’infografica dal titolo Risk assessment with OiRA in 4 steps, all’interno di Online interactive Risk Assessment (OiRA), software sviluppato da EU-OSHA nel 2009 con l’obiettivo di aiutare le parti sociali settoriali (le organizzazioni dei datori di lavoro e dei lavoratori) e le autorità nazionali (ministeri, ispettorati del lavoro, istituti per la salute e la sicurezza sul lavoro, ecc.) a produrre strumenti di valutazione dei rischi destinati alle organizzazioni. I quattro step qui individuati sono Preparation (coinvolgere i lavoratori nel processo di selezione dei preposti alla gestione dei rischi), Identification and Evaluation (individuare e valutare i rischi dell’attività lavorativa), Set up an action plan (individuare le misure volte a minimizzare la percentuale di rischio) ed infine Report (dar vita ad un rapporto contenente gli esiti della valutazione dei rischi).